Le questioni dei tecnici affrontate insieme all'ex consigliere Aiac

NAPOLI - Al termine di due stagioni sportive letteralmente massacrate dall’epidemia di Covid, sprazzi di normalità sono ricercati ad ogni livello, soprattutto con l’approssimarsi del nuovo “pronti e via!”; a proposito di allenatori ne parliamo con Daniele Serappo, ex Consigliere Nazionale di AIAC e sempre molto attento alle analisi normative che si legano a più mani con i risvolti politici.

Mister, distratti dalle gare dell’Europeo e dalle buone prestazioni degli azzurri di Mancini quasi non ci si è accorti che con il Comunicato Ufficiale numero 1 del 1° Luglio la Stagione Sportiva 2021-22 è di fatto ufficialmente cominciata, per gli allenatori secondo Lei che mesi saranno?

Io credo che a breve, specialmente nell’ambito del dilettantismo, gli allenatori potrebbero essere travolti. Il problema non riguarda solo una ipotetica ecatombe di società e squadre e quindi un mercato numericamente sempre meno capace di assorbire l’offerta rispetto a un numero esponenzialmente  crescente di corsi per il rilascio di svariate abilitazioni tanto da far invidia ai diversi modelli realizzabili su di uno stesso pianale di un qualsivoglia costruttore automobilistico, ma coinvolge anche la messa in opera di interpretazioni normative che potrebbero venire in soccorso delle società in danno appunto dei tecnici.

Ma come valuta il continuo proponimento di corsi da parte della Federazione e del Settore Tecnico?

Io credo sia solo una imponente opportunità di consolidamento delle finanze federali e come me ritengo la pensino un po’ in tanti. L’utilizzo anche della didattica a distanza ha permesso di fatturare milioni di euro in corsi anche solo nell’ultimo biennio con beneficio di tutti coloro che ne hanno condiviso l’attuazione (FIGC, AIAC e LND, ndr): sfornare in continuazione matricole è stato giustificato con la necessità di garantire la reale possibilità di abbinare un tecnico a ciascuna squadra esistente ma alla luce dei fatti ciò non collima con le pubblicazioni sullo “stato dell’arte” che annualmente propone la stessa FIGC dove sono sempre più le squadre rispetto agli allenatori tesserati ed inoltre la qualità probabilmente si abbassa anche di parecchio. Resterebbe tuttavia un diritto per tutti quello di studiare e capire calcio, cosa che può senza dubbio avvicinare con approccio più consapevole a questo sport.

Mister, parlava di una interpretazione normativa capace di generare un crash, di che si tratta?

Ci sarebbe in effetti un prescritto che, a ben leggere, potrebbe anche arrivare a creare più di un contrasto tra la Lega Dilettanti e gli allenatori successivamente all’entrata in vigore del nuovo Regolamento del Settore Tecnico. Il Consiglio Federale aveva infatti stabilito già nella seduta del 25 Giugno 2020 che a far data dal 1 Luglio successivo non vi sarebbe più stata differenza tra Allenatori Professionisti e Allenatori Dilettanti: seguendo una logica più o meno condivisibile a seconda dei punti di vista, per allenare in una determinata categoria e con un determinato incarico c’è bisogno di una determinata minima abilitazione ma, semplificando, si potrebbe riassumere anche che se lavori nei dilettanti sei un dilettante e se lavori nei professionisti sei un professionista. Ebbene, stando così le cose, la LND potrebbe subitaneamente anche ritenere decaduta qualsiasi intesa con l’associazione di categoria relativamente ai massimali degli accordi economici per allenatori “ex” professionisti che operano nei dilettanti stabilendo che questi possano a questo punto massimamente ottenere accordi economici legati non alla propria abilitazione ma alla categoria in cui vanno realmente ad operare.

Quindi se dovesse eventualmente nascere un contenzioso secondo lei come potrebbe dipanarsi la vicenda?

Io credo che in un mondo reale, vista la decisione proprio di cancellare la differenza tra abilitazioni professionistiche e dilettantistiche che si coglie nell’innovazione del prescritto regolamentare federale, si potrebbe anche ipotizzare l’invalidità di questi accordi ma la giustizia federale ci ha abituato ad interpretazioni che non danno alcuna ipotesi preventiva di indirizzo. Certo in Campania di “professionisti” che lavorano fino alla “D” ce ne sono tantissimi, basti pensare a Matarese, Di Pasquale, D’Alessio, Coppola, Ambrosino, Pianese, Panico, Amorosetti, Cioffi e in tutta Italia sono centinaia i colleghi che operano sia nelle prime squadre dilettantistiche che nei settori giovanili quindi potrei continuare lungamente, perché non si chiede a loro cosa pensano di un rischio del genere ?

Se la cosa era già possibile lo scorso anno, come mai nessuno se n’è accorto?

Il perché o il come mai la cosa non sia stata messa in atto già nella precedente stagione sportiva o come mai nessuno abbia alzato una mano per chiedere lumi e delucidazioni potrebbe anche legarsi ad un eventuale accordo tra Ulivieri e Sibilia (magari una minacciata spada di Damocle del secondo sul primo) per la corsa alla presidenza federale del Presidente di LND che poi invece ha visto premiata l’azione di Gravina ma anche, perché no, per una distrazione di AIAC che questo nuovo Regolamento lo ha comunque votato in Consiglio Federale senza preclusioni e senza dare a sua volta spiegazione ai tecnici sul perché si è arrivati ad una decisione del genere o anche della stessa LND che comunque nel suo Comunicato Ufficiale numero 1, al punto 14, la scorsa stagione sportiva così come anche quest’anno, continua a far riferimento ad allenatori dilettanti e ad allenatori professionisti. Oggi, alla luce delle asfittiche casse anche delle società dilettantistiche, non sarebbe da escludere sia una richiesta formale da parte della LND per la rinegoziazione al ribasso, a prescindere, di tutti i massimali destinati agli accordi economici degli allenatori sia subito il “taglio” di quegli accordi “importanti” per chi invece ha in tasca un’abilitazione “ex-prof”. In effetti sarebbe anche un tentativo, sebbene alla fine di rilevanza marginale, per cercare di guadagnare un briciolo di credito presso le Società dopo le scoppole legate al Covid o ancora dopo gli imbarazzi sui mancati ripescaggi dall’Eccellenza di cui c’è stata notizia solo poche re prima della disputa delle finali play-off, ma pensate che danno per centinaia e centinaia di allenatori che davvero mettono la propria professionalità al servizio di realtà di base e che vivono di solo calcio !

Gli allenatori sono quindi anello debole?

A mio modo di vedere è chiaro che gli allenatori sono sempre la parte debole: le Leghe – specialmente la LND – tutto sommato non fanno accordi ma sostanzialmente rilasciano concessioni data la propria forza contrattuale e politica, e lo fanno soprattutto per finalità appunto propriamente politiche quindi il tutto assume un connotato ben diverso. La storia, anche in questi ultimi anni, ci dimostra che qualsivoglia risultato sbandierato dai tecnici come chissà quale grande riconoscimento, alla luce dei fatti viene puntualmente screditato dai numeri e dai riscontri fattuali; una per tutte l’obbligatorietà dei tecnici che sappiamo tutti era riportata già da epoca ancestrale nelle NOIF all’articolo 23 e che è stata rivenduta come chissà quale innovazione apportata dal Commissario Fabbricini.

E allora la debolezza sindacale di AIAC in cosa crede si possa cogliere?

Io credo che un sindacato di categoria, se tale, non può certamente avere tutti i suoi vertici accomodati in più ruoli chiave e decisionali della Federazione, è quasi un controsenso e così facendo, per certi versi, anche troppo spesso non si riesce ad esprimere credibilità: in questi anni siamo passati da ruoli di consigliere alla Federcalcio Servizi Srl fino alla Vice Presidenza federale senza farci mancare le Vice Presidenze del Settore Tecnico e la direzione della Scuola Allenatori – peraltro questa in contrasto con quanto prescritto dal Codice Etico FIGC – ed altro. A mio modo di vedere non è solo una questione di norme ma anche di opportunità ed a me sembra più uno sgomitare per un posticino al sole piuttosto che assicurare una piena assistenza e lotta per i diritti dei tecnici ma ripeto, è un’idea personale, ad altri va bene così e quindi se ne prende atto, iscriversi alle associazioni di categoria non è una prescrizione medica. Sicuramente un allenatore che sa come si fa un tesseramento e un accordo economico dell’associazione di categoria così come strutturata oggi potrebbe forse anche non averne bisogno.