Abbiamo tecnici interessanti costretti ai box da un sistema marcio che penalizza il merito
NAPOLI - Giovani allenatori quanta è dura. In precedenza abbiamo trattato il tema dei tecnici, parlando di nomi altisonanti che sono costretti ai box per una serie di ragioni: dalla volontà per alcuni, alle condizioni ambientali per altri, sino alla piaga di non essere allenatore sponsor e alla volontà dei club di tagliare i costi. La situazione peggiora se sei un giovane allenatore, se il tuo sogno è provare ad emergere e credi in te stesso. I compromessi che devi accettare sono ancora peggiori, se da un lato l’aspetto economico non è principale dall’altro lato trovare squadra è una vera e propria mission impossible. Riuscire ad emergere è una impresa titanica, nonostante si accetti di voler partire dal basso con condizioni economiche non favorevoli ma i compromessi che si devono accettare sono incredibili, vessatori e senza senso. Si parte dalla costruzione della squadra, fino ad accettare le ingerenze di pseudo dirigenti senza contare i giudizi spesso discriminatori di chi taccia il giovane allenatore di inesperienza o di incapacità. Non facciamo nomi, l’elenco sarebbe lunghissimo, piuttosto parliamo di fenomeni che trovano riscontro nella realtà dove tanti bravi giovani allenatori sono relegati a casa aspettando il proprio turno in una fila chilometrica. Possiamo citare Angelo Valerio, double con il Marcianise e senza panchina, Dino Pezzella, maestro di calcio capace di salvare il Campania Felix ed oggi spettatore, Giovanni Serrapica, allenatore del miracolo S. Agnello e senza una squadra, Gennaro Illiano, autore di un campionato strepitoso con il suo Bacoli e che attende una chiamata, senza contare allenatori giovani ma già con grande esperienza come Antonio Maschio che hanno assaggiato e fatto bene in serie D e poi hanno enormi difficoltà a ricollarsi. Una situazione emergenziale, una vicenda che andrebbe approfondita anche perchè supportata dai fatti. Se essere allenatore è una vocazione, riuscire a venire su è come trovare un ago nel pagliaio, la vita del giovane mister è una giungla e spesso perdiamo pezzi per strada bruciando talenti che si demotivano dietro proposte oscene o telefoni che non squillano, Una questione tutta campana dove il merito va a farsi benedire e dove l’attesa è l’anticamera dell’abbandono, in un mondo del calcio che premia le giovani menti (Nagelsmann dice qualcosa in proposito), dove la gioventù è segno di freschezza e di rinnovamento, nel nostro calcio essere un giovane allenatore è una croce da portare sino al sepolcro dove non c’è resurrezione. C’è sempre tempo per cambiare, il tutto passa da una classe dirigente che deve essere rasa al suolo e da nuove leve che devono basarsi sul merito.