Le parole del DS ischitano tra progetti futuri e ricordi dell'epoca di calciatore

NAPOLI - Fine e principio. Con la chiusura decretata dei campionati dilettantistici italiani, e i loro conseguenti verdetti, è ormai giunto il momento di programmare quella che sarà la stagione che verrà. Il Covid-19 pare abbia legato entrambe le stagioni, che senza la conclusione sul campo dei campionati sopracitati pare si leghi con continuità a quella che verrà, ma l’annata 2020/2021 si appresta a cominciare con l’intento di lasciare alle spalle tutto il caos. Si trova in  fase di programmazione dell’avvenire l’Ischia Calcio, neopromossa in Eccellenza dopo aver vinto il Girone B di Promozione insieme al Pianura. Per l’occasione è intervenuto ai nostri microfoni Pino Taglialatela, direttore sportivo della compagine gialloblù e indimenticabile portiere del Napoli degli anni novanta, che si è raccontato parlando di futuro: 

Siete stati promossi in Eccellenza, ma che effetto vi ha fatto sapere di non poter festeggiare in modo tradizionale? 

“Festeggiare un traguardo del genere è sempre bello, ma la situazione che abbiamo attraversato non consentiva tutto ciò, sicuramente è stato strano ma è stato giusto così. Al di là di questo la promozione è stata ampiamente meritata, durante tutto l’arco del campionato abbiamo dimostrato di essere gli unici, insieme al Pianura, a poter vincere il campionato. Non è stato facile ma proprio per questo siamo molto felici del traguardo raggiunto.” 

Sulla carta siete neopromossi, ma siete pur sempre l’Ischia, quali sono i vostri obiettivi per la prossima stagione? 

“L’anno prossimo ci confronteremo con una nuova categoria ma è chiaro che ci dovremo confrontare con una realtà molto importante. Il Covid è stato un evento balordo ed ha inciso molto sulle possibilità economiche di tutti per cui il presidente D’Abundo dovrà giustamente dare la priorità ai suoi dipendenti in cassa integrazione. Sono però in programma degli investimenti importanti, tant’è vero che faremo domanda di ripescaggio come non aventi diritto in Serie D. Sappiamo che questa è una possibilità eventuale, ma se così dovesse essere si potrebbe pensare di fare uno sforzo economico ulteriore, attendiamo quindi gli sviluppi, ma la cosa certa è che ci faremo valere.” 

L’Ischia viene da anni particolari, in passato i rapporti con la tifoseria sono stati altalenanti ma state recuperando il calore dello stadio Mazzella. 

“Si è vero, i tifosi per noi sono tutto. Quando la vecchia società fallì furono loro a mettere in piedi una squadra in 1^ Categoria e a sfiorare i playoff. Con l’arrivo di D’Abundo siamo tornati a fare calcio come si deve ma da ischitano non posso fare altro che ringraziarli e sono contento che l’affluenza di pubblico sia sempre maggiore col passare del tempo. Stiamo portando avanti molte iniziative anche per coinvolgere i tanti ragazzi dell’isola, con i nostri settori giovanili che saranno in prima linea nella formazione dei giovani locali.” 

Pino, tu eri presente anche ai tempi della vecchia società, adesso è tutta un’altra storia, che futuro prevedi?

La vecchia società è fallita in malo modo e rimasi veramente deluso da quel triste epilogo. Io ero nel quadro dirigenziale anche all’epoca ma la mia idea di calcio era totalmente diversa dalla governance dell’epoca per cui decisi di rassegnare le dimissioni, già sapendo quali sarebbero stati i successivi sviluppi. Questa società, invece, è tutta un’altra storia, ha rilevato un titolo dal fallimento ed ama follemente quello che fa, perché in primis siamo gente passionale e di cuore, e secondo me nel calcio è questo che fa la differenza” 

Molti dei nostri lettori ti conoscono col soprannome di Batman, quando eri il portiere del Napoli. Hai avuto la fortuna di giocare con Maradona, per cui ti chiedo un aneddoto legato al giocatore più forte della storia.

“Ti ringrazio per le belle parole. Diego è stato un genio totale, descrivere a parole quello che faceva in campo è impossibile. Ricordo che a fine allenamento rimanevamo spesso in campo fino alle 21, dove lui si esercitava col tirare rigori, punizioni e acrobazie bombardandomi in tutte le maniere (ride, ndr). Era molto affettuoso con noi giovani e ricordo che fu lui che mi fece aumentare lo stipendio dopo che gli dissi quanto guadagnavo, così andò da Moggi ed ebbi la paga raddoppiata. Si può dire che il mio primo procuratore è stato Diego Armando Maradona.”