Dopo il carcere, una nuova vita per Sebastiano
Il Cobra è tornato. L’attaccante Sebastiano Ruggiero, classe 1984, da una settimana è al Montoro, ultimo nel girone C di Promozione. “Ma la categoria non mi interessa. Per me l’importante e poter mettere ancora le scarpette dopo un anno terribile”.
Sebastiano tra carcere e arresti domiciliari è stato lontano dai campi di calcio che per lui significano casa. “Mia madre e mio figlio di sei anni, Cobra Junior, devo tutto a loro. Devo ringraziare molte persone, ma loro più di tutte”. Ruggiero fa i nomi del direttore sportivo Antonio Governucci, il presidente del Montoro Doniaguo, molti amici e i follower di Instagram. “A loro la mia gratitudine”.
NAPOLI Da giovane sei stato nel settore giovanile del Bologna. Hai giocato in C, in D, Ravenna, Lavello, moltissime esperienze fuori regione. In Campania hai giocato con Tony Letizia, sei stato allenato alla Viribus Unitis da Cioffi. Insomma, non sei un calciatore da Promozione, ma riparti da qui.
“Al Montoro sono come affidamento al lavoro e per questo che ringrazio molto la società. Voglio mandare un messaggio a chi ha vissuto o vive situazioni come le mie: il calcio deve essere la nostra forza, lo sport non ci abbandona mai, dobbiamo crederci e prendere la strada positiva. Io vivo di calcio ma purtroppo c’è stato questo brutto episodio. Sono stato un anno senza calcio ma ora ho una nuova opportunità. Anche che ora sto facendo un’intervista per parlare di ciò è un chiaro segnale che se si crede, c’è sempre un modo per salvarsi”.
Passiamo al calcio. Ora il Montoro è ultimo con un solo punto.
“Appunto, crederci. Anche in questo caso voglio crederci. Porto la mia esperienza per metterla a disposizione della prima squadra e della scuola calcio. Sarà molto difficile salvarci ma fino all’ultimo lotteremo sempre e comunque. Come ha già detto, devo molto a mio figlio ed è per questo che mi sono messo anche a disposizione per la scuola calcio, per lavorare con i bambini che ti riempiono di gioia. Ho la stessa motivazione di quando a quindici anni andai a Bologna”.
Ripeti spesso la parola “crederci”.
“Perché sto avendo la prova che se si crede in qualcosa, gli obiettivi si raggiungono. Ora vivo a Montoro e ho accettato quest’altra sfida, a trentacinque anni. Le sfide mi sono sempre piaciute, mai nessuno mi ha regalato nulla e farò sempre sacrifici pur di sentire il profumo del campo”.
Obiettivi professionali e personali?
Professionali salvare il Montoro. Lo ripeto, è difficilissimo, ma lotteremo sempre e comunque. Così anche se non dovessimo raggiungere l’obiettivo, so che abbiamo fatto di tutto. Personali, voglio restare nel mondo nel calcio quando avrò smesso. Non so se come allenatore, ma il calcio è la mia vita. Anche lavorare con i bambini come sto facendo è una cosa che mi piace. Devo riprendere la mia rivincita. Per me, per chi mi ha sempre sostenuto. Per mia madre, per mio figlio. Dopo il buio, mi prendo il raggio di sole”.