Il capitano della Fiorentina e calciatore della Nazionale è stato trovato morto nella camera d’albergo di Udine, dove si trovava con i suoi compagni in vista della trasferta di Udine. Oggi è giusto fermarsi, va fatto nel suo ricordo
La puoi guardare in faccia tu, la morte, ma lei no, è una soddisfazione che non ti concede. Che tu sia giovane, adulto o anziano, la morte non distingue in base all’età anagrafica, maledettamente colpisce e si fa beffa di te e dei tuoi cari, i quali inermi non possono fare altro che accettare un triste verdetto di vita. Sì, la vita. Perché essa non si misura attraverso il numero di respiri che noi tutti facciamo, ma tramite quei momenti, felici o drammatici come nel caso in questione, che ci smorzano il fiato e ci lasciano senza respiro. Fermiamoci tutti, è il momento giusto. Che sia un minuto di raccoglimento o un rinvio a data da destinarsi, fermiamoci nel ricordo di un giovane come noi, un ragazzo gentile, perbene, lontano dai dettami di uno stereotipo del calciatore viziato.
Davide Astori aveva 31 anni: quanto fa male parlarne al passato. Ore 9:30, colazione, l’allenatore della Fiorentina, Stefano Pioli, nota l’assenza del capitano. Strano perché era sempre il primo ad arrivare ad ogni riunione, che sia tecnica o ricreativa. Forse è in ritardo senza accorgersene. Un dirigente sale nella sua camera d’albergo, bussa alla porta ma nessuno risponde. Poi la macabra scoperta una volta aperta. Astori, l’uomo e calciatore, è rimasto senza vita, disteso sul letto probabilmente stroncato da un arresto cardiocircolatorio nella notte. Inutili i tentativi di rianimarlo. Davide se n’è andato, cala la tristezza nel volto di tutti, dai suoi compagni agli addetti ai lavori, dai tifosi di tutta Italia a noi, che siamo costretti a fare il nostro dovere in situazioni del genere che mai vorremmo raccontare.
Siamo increduli, profondamente sconvolti. Nella mente riaffiorano i ricordi di Puerta e Morosini. Astori non aveva mostrato avvisaglie precedenti. Cresciuto nel settore giovanile del Milan, con il Cagliari è maturato, diventato capitano ed ha conosciuto gli onori e gli oneri di vestire la maglia della Nazionale. Quindi Roma, dove ha debuttato in Champions League, e infine Fiorentina, squadra che l’ha nominato capitano dopo l’addio d Gonzalo Rodriguez. Avremmo voluto raccontare ancora di più dell’Astori calciatore e campione, ma la vita sa essere imprevedibile soprattutto nel lato più infimo.
Mille riflessioni, controlli sempre più all’avanguardia sia nel mondo dei professionisti, sia in quello dei dilettanti. Serve più ricerca per prevenire e intervenire? Può darsi. L’impressione è un’altra: quanto accaduto al povero Astori poteva capitare a chiunque, anche al calciatore controllato in modo costante. Può succedere anche all’atleta, magari causato da un’infezione o semplicemente perché doveva andare così. In questi momenti ci rendiamo conto quanto sia fragile la fantastica storia della nostra vita, strappata e rapita proprio sul più bello, all’improvviso, senza avvisare. E le parole cominciano seriamente a mancare.
Ora fermiamoci, uniamoci, stringiamoci attorno alla compagna, l’attrice Francesca Fioretti, e alla figlia di due anni. In questo momento di forte dolore e sgomento, scendiamo tutti dal carrozzone infinito delle polemiche sterili e selvagge. Noi per primi. Perché tutto perde senso, anche una giornata di campionato in barba alla filosofia del “The Show must go on”. Abbiamo perso un uomo, un nostro amico, un membro della nostra famiglia. La Serie A si ferma, perché in qun tragico e surreale momento del genere probabilmente risulta difficile scendere in campo. Così come i posticipi di Serie B. Le altre leghe osserveranno un minuto di raccoglimento prima del fischio dei vari match, perché in questo caso forse è giusto così. Ciao Davide, che la terra ti sia lieve.Da parte della redazione tutta di Campania Football sentite condoglianze alla famiglia, agli amici e ai colleghi.
Andrea Cardinale
Twitter: @AndreCardi
Fonte foto Official Twitter ACF Fiorentina