L'allenatore salernitano protagonista di un'ottima stagione in Lombardia si racconta tra passato e futuro
Carate Brianza (MB) Un allenatore che ha sempre lottato per traguardi importanti guidando la Cavese per due anni consecutivi ad un passo dalla C è ora protagonista fuori regione. Emilio Longo, allenatore salernitano, è attualmente alla guida della Folgore Caratese (Lombardia) presa a campionato in corso e condotta ad un passo dai playoff. A Campania Football racconta la sua esperienza alla corte del presidente Michele Criscitiello (anche direttore di SportItalia, ndr) con uno sguardo alla sua passata esperienza metelliana.
La sua ultima esperienza in Campania è stata alla Cavese. La società da neopromossa e con un organico dirigenziale rinnovato è riuscita a concludere un dignitoso campionato di Serie C. Che voto dà alla loro stagione?
La Cavese ritengo che abbia fatto un ottimo campionato. Non era facile, dopo il ripescaggio, affermarsi in C ma il tutto è stato possibile grazie ad un’ottima dirigenza. L’attuale proprietà è molto ambiziosa e credo che nel lungo periodo possa anche ambire a qualcosa di più di una semplice salvezza.
Tornando alla “sua” Cavese, per due stagioni consecutive la vittoria del campionato di Serie D è sfuggita a vantaggio di Siracusa e Sicula Leonzio. Cosa è mancato per poter vincere?
Il fatto che Siracusa e Sicula Leonzio sono diventate due certezze della Serie C dimostra la bontà dei progetti delle due realtà siciliane. Noi in quel periodo abbiamo giocato un ottimo calcio e fummo battuti solo da due grandi realtà riuscendo comunque in entrambi i casi a raggiungere la finale playoff. Una finale la vincemmo mentre l’altra la perdemmo solo al 94′, quindi ricordando quel periodo posso dire che non c’è alcun rimpianto ma la consapevolezza di aver fatto il massimo.
Due stagioni fa il suo nome fu accostato alla panchina della Nocerina. Cosa ci fu tra lei e la società rossonera?
Si, prima del cambio societario sono stato vicino alla panchina dei molossi poi però la possibilità svanì. Allenare la Nocerina sarebbe stata una grande opportunità perché Nocera è una grande piazza che deve ambire a ben altri palcoscenici. La C per una società storica come quella rossonera deve essere un punto di partenza e non di arrivo.
Quali sono le sostanziali differenze tra il girone A ed il girone I di Serie D?
Sicuramente ci sono differenze ambientali, mentre al sud le piazze sono quasi tutte seguite da un pubblico importante, nel nostro girone ci sono tantissime realtà che non hanno grande seguito. Tolte Lecco, Savona e Sanremo per il resto sono squadre che hanno poca tradizione. Poi posso dire che tatticamente si lavora in maniera molto scrupolosa proponendo un calcio più propositivo e quindi le partite vengono preparate meno sul piano dell’agonismo.
Come nasce l’esperienza alla Folgore Caratese?
Il primo approccio ci fu due stagioni fa, mancavano dieci gare alla fine del campionato, facemmo una chiacchierata poi però di comune accordo con il presidente Criscitiello preferimmo attendere la stagione successiva. Nella stagione seguente il presidente decise di continuare con il vecchio allenatore ed io rimasi sul mercato. Dopo un inizio non esaltante della squadra fui chiamato e una volta visitato il centro sportivo ne rimasi estasiato e decisi di accettare. La stagione si è poi conclusa bene con otto risultati utili consecutivi e il presidente mi ha rinnovato ancora la fiducia in vista della prossima stagione.
Che tipo di rapporto ha con il presidente Criscitiello che è anche giornalista, ruolo visto spesso come una minaccia nell’ambiente calcistico?
Il nostro è un rapporto normale perché lui con noi si comporta esclusivamente da presidente. Difficilmente con noi fa il giornalista anzi si è sempre mosso da imprenditore come tanti altri presidenti di calcio. Non si occupa nemmeno del rapporto con la stampa avendo un addetto stampa esterno che si occupa dell’area comunicazione.