Un week end nerissimo per la classe arbitrale con tre casi che hanno alzato polveroni. Le società non ci stanno, bisogna prendere provvedimenti e tutelare i sacrifici dei club campani

NAPOLI - Il razzista, il tifoso e l’incompetente, sembra un film ma invece è la sceneggiatura che è andata in onda questo fine settimana. Un week end amaro per i fischietti della Campania, tre casi clamorosi che gettano fango sulla classe arbitrale e che aprono riflessioni importanti. Pagliarulo, Nappo, Massaro, tre casi imbarazzanti per l’Aia che amplificano le polemiche verso un settore nell’occhio del ciclone. Pagliarulo è sicuramente il caso più eclatante, balzato alle cronache nazionali per aver detto “zitto negro” al portiere del Serino secondo la testimonianza del presidente del Serino che ha abbandonato il campo, una vicenda grottesca che umilia la passione di tanti fischietti e di migliaia di addetti ai lavori (dirigenti, calciatori), ma anche Nappo e Massaro non sono stati da meno, con Massaro che non è nuovo a polemiche feroci tanto da essere finito in una inchiesta federale per il caso Neapolis-Procida per poi essere prosciolto, un fischietto che ha fatto danni quanto la grandine invischiato in polemiche infinite ogni qual volta è stato chiamato in causa. Si è parlato e tanto (giustamente) della violenza verso la classe arbitrale, ma della “violenza” arbitrale verso le società non si parla mai: arbitri saccenti, presuntuosi, che utilizzano il fischietto come arma punitiva, che non accettano dialogo, così permalosi da non chiedere mai scusa e che si arrogano il diritto di rovinare lo sport più bello del mondo. Siamo alla frutta, l’Aia sembra non importarsene, con i club che sono esasperati da polemiche continue e da arbitraggi che continuano a fare danni e in un mondo social dove le telecamere riprendono tutto gli errori si amplificano. Serve una risposta, bisogna andare alla fonte del perchè l’Aia non è capace di garantire la regolarità dei campionati, bisogna fare una verifica delle poltrone perchè non è possibile tollerare atteggiamenti del genere. Basta con l’onnipotenza arbitrale, i club fanno sacrifici e occorre tutelarli anche perchè la crisi del settore calcio è anche una crisi dettata dalla sfiducia, dalla voglia di mollare, con tanti presidenti che si sentono schiacciati da una situazione che non si può tollerare. Bisogna guardare in faccia la realtà: l’Aia in Campania non funziona, coloro i quali dovrebbero garantire l’equilibrio dei match spesso diventano aghi di una bilancia che pende una volta da un lato un’altra volta dall’altro. Gli scandali si sussegguono attirando cattiva pubblicità e fango verso un mondo che fa sacrifici. Se questi tre fischietti vanno fermati, la vera partita si gioca sui vertici dell’Aia, non possono essere intoccabili, sembra che la stessa presunzione che hanno i fischietti sia lo specchio di quello che poi si vede sui campi. E’ ora di finirla, le società sono stufe, la vicenda è arrivata al collasso e c’è bisogno di un intervento forte per fermare questa mattanza arbitrale.