Il pareggio con l'Udinese alla Dacia Arena consegna matematicamente il terzo scudetto al club azzurro, che dopo 33 anni torna a vestire il tricolore sul petto
UDINE - Dalle giornate spese a guardare Diego Armando Maradona al fallimento del 2004, dalla ripartenza in Serie C al ritorno in massima serie da protagonista. Negli ultimi 33 anni Napoli ha visitato le vette dell’Italia sportiva ed è sprofondata in un attimo tra i dilettanti. Ha fatto soffrire milioni di tifosi, che mai hanno lasciato il club anche nelle maggiori difficoltà. Poi l’era De Laurentiis ed il ritorno in pianta stabile con un progetto duraturo ed efficiente, in grado di riscrivere la storia. Ed oggi, quella storia ha finalmente una nuova pagina scritta con l’inchiostro puramente azzurro: il Napoli è per la terza volta CAMPIONE D’ITALIA.
No, questa volta non si vince lo stemmetto tricolore per aver ottenuto la Coppa Italia – che seppur sia un vanto, certamente non è paragonabile. Questa volta è il trofeo più importante della massima serie, quello che ad inizio campionato nessuno osava pronunciare per scaramanzia e quello a cui tutti hanno iniziato a credere dopo una cavalcata da schiacciasassi. È il trofeo di chi c’era anche nel fallimento e di chi è cresciuto senza poter gioire dell’era maradoniana. È la rivincita di chi ogni settimana è costretto a fare i conti con i ripetuti “Vesuvio lavali col fuoco”, cori di coloro in grado di mandare al bar, con poche parole, i valori di questo magnifico sport – augurando, peraltro, una catastrofe geologica che metterebbe in ginocchio lo Stivale intero, ma questo probabilmente nessuno lo ricorda. È la festa anche di chi Napoli ha dovuto lasciarla, ma è sempre rimasto fedele alla propria città, non potendo però festeggiare adeguatamente tra fumogeni e canti scatenati.
È il successo, ovviamente, di Luciano Spalletti, considerato l’eterno secondo, fatta esclusione per la sua parentesi in Russia allo Zenit. È lo scudetto di Osimhen, della sua mascherina (rotta, solo momentaneamente, in occasione della rete dell’1-1 contro l’Udinese), di Kvaratskhelia, di capitan Di Lorenzo, di Kim, di Mario Rui, di Meret, di Lobotka, di Anguissa e di tutta la rosa azzurra, i quali non hanno mai permesso alle avversarie di insediare il primato azzurro. Pochissimi sono stati i passi falsi della compagine partenopea, soprattutto se paragonati a quelli delle principali contendenti – l’ultimo in lista, quello della Lazio a San Siro, sconfitta 3-1 in rimonta dall’Inter la scorsa domenica. Neanche la rete di Dia nel derby contro la Salernitana è riuscita a rovinare la festa azzurra, seppur il granata sia stato in grado di posticipare la matematica di qualche giorno.
In una giornata dedicata al trionfo Napoli, a tutta la Campania e al Sud Italia, non poteva non essere una formazione bianconera a consegnare ai partenopei il tanto ambito titolo. Quei colori che hanno caratterizzato la lotta ai vertici più di trent’anni, imponendosi anche recentemente nella corsa alla vittoria finale. Certo, l’Udinese non è la Juventus e la Dacia Arena non è l’Allianz Stadium (o il Diego Armando Maradona), tant’è che i due club sono accomunati principalmente dal bianconero e dall’essere una squadra del Nord Italia. Ciononostante, sulle pagine di storia resterà la matematica concessa dal bianco e dal nero, che permetterà ad ogni tifoso azzurro di poter gridare:
È IL TERZO SCUDETTO DELLA SSC NAPOLI, IL TRICOLORE DA OGGI SI SPOSTA ALLE PENDICI DEL VESUVIO
TABELLINO DELL’INCONTRO DEL TERZO SCUDETTO
UDINESE (3-5-1-1): Silvestri; Becao, Bijol, Pérez; Ehizibue (82′ Ebosele), Samardzic (82′ Thauvin), Walace, Lovric (78′ Arslan), Udogie (74′ Zeegelaar); Pereyra, Nestorovski.
A disposizione: Padelli, Piana, Masina, Abankwah, Buta, Semedo, Guessand.
Allenatore: Andrea Sottil
NAPOLI (4-3-3): Meret, Di Lorenzo, Rrahmani, Kim, Olivera; Anguissa, Lobotka, Ndombele (64′ Zielinski); Elmas, Kvaratskhelia (85′ Lozano), Osimhen.
A disposizione: Gollini, Marfella, Bereszynski, Ostigard, Juan Jesus, Zedadka, Demme, Gaetano, Zerbin, Raspadori, Simeone.
Allenatore: Luciano Spalletti
ARBITRO: Rosario Abisso (sez. Palermo)
ASSISTENTE 1: Filippo Valeriani (sez. Ravenna)
ASSISTENTE 2: Dario Garzelli (sez. Livorno)
QUARTO UFFICIALE: Andrea Colombo (sez. Como)
VAR: Daniele Doveri (sez. Roma 1)
AVAR: Giacomo Paganessi (sez. Bergamo)
RETI: 13′ Lovric (U), 52′ Osimhen (N)
AMMONIZIONI: Ehizibue (U)
ESPULSIONI: –