Dopo la rescissione di Tudisco e l’addio di patron Palmentieri, arrivano altre importanti dimissioni all’interno del sodalizio bianconero
Si prospetta una torrida estate 2017 a Battipaglia. E’ di pochi minuti fa la notizia, apparsa sulla pagina ufficiale della Battipagliese 1929, delle dimissioni irrevocabili sia del vice presidente Mario Pumpo che del direttore sportivo Carmine Guariglia, che fanno da seguito a quelle di patron Mario Palmentieri dal ruolo di presidente. Una vera e propria crisi societaria, dettata principalmente da questioni di natura tecnica su chi dovesse essere l’allenatore delle zebrette per la stagione 2017/18. Dopo un lungo tira e molla tra Palmentieri e Guariglia, alla fine aveva prevalso la volontà del primo, con la riconferma in panchina di Ciccio Tudisco, poco avvezzo alla tifoseria bianconera. Infatti, un comunicato del principale gruppo ultras battipagliese, i “Ribelli Sempre”, recitava che i tifosi avrebbero accettato la scelta tecnica del presidente ma si sarebbero distaccati dalla squadra. Successivamente il primo colpo di scena: la società e Tudisco rescindono consensualmente il contratto, mentre patron Palmentieri decide di dimettersi da presidente, trasferendo tutte le cariche sociali al ds Guariglia e promettendo di adempiere all’iscrizione in Eccellenza. Il ds Guariglia aveva comunque lanciato messaggi di riappacificazione a Palmentieri, con l’auspicio di riavviare il dialogo. E invece, arrivano come un fulmine a ciel sereno i dietrofront di Pumpo e Guariglia, oltre che dei dirigenti Luigi De Martino e Francesco Della Corte, che annunciano le dimissioni irrevocabili. Il motivo: aver appreso a mezzo stampa di alcune dichiarazioni di Palmentieri che giustificavano le sue dimissioni e al contempo accusavano i sopracitati dirigenti, oltre che, secondo il comunicato delle dimissioni di Guariglia, le divergenze tecniche avute con il presidente e il suo modo di fare calcio. Ora la situazione diventa veramente critica nella Piana del Sele e il futuro della Battipagliese, ad un anno dalla rifondazione, rischia di ricadere nel baratro dell’incertezza.