Gianni Macera non è più l’allenatore dei canarini dopo la promozione in Eccellenza con una grande remuntada nello scorso campionato. Il tecnico nativo di Castellammare di Stabia ci spiega la sua scelta
NAPOLI – Giovanni Macera non sarà più l’allenatore della Scafatese. Il tecnico di Castellammare di Stabia annuncia, attraverso Campania Football, il suo addio al club di Cesarano al termine di un campionato di Promozione stravinto. L’esperto allenatore, che in carriera ha allenato in categorie superiore, ci racconta i motivi di questa divisione: “Ho ricevuto una proposta indecente – esordisce Macera – e non parlo del lato economico. Il calcio, per come lo intendo io, va fatto con organizzazione e quindi non solo allestendo una squadra. Il Presidente ha sempre ribadito di avere un problema col Comune (in riferimento allo stadio Comunale chiuso ndr) ma una cosa o la si fa o non la si fa. Se non ci sono i soldi per confermare gran parte della squadra che ha stravinto lo scorso anno e non c’è quindi futuro, il calcio non si può fare. Che rimane Macera e poi cambia l’intera squadra con un budget irrisorio non serve a niente”.
Toni molto forti quelli del tecnico, che si aspettava ben altro trattamento dal Presidente Cesarano e che invece si è tramutato in un addio che nessuno si sarebbe mai aspettato. “Purtroppo il calcio di oggi è questo – sottolinea Macera – personalmente avevo chiesto al presidente di fare un tentativo per convincere gran parte della squadra, ma tutti hanno risposto picche alle nuove direttive societarie. Macera non rimarrà dunque per far contento qualcuno, Macera lascia perché è abituato ai progetti e alla programmazione. A Scafati arriverà comunque un allenatore, si parla di Amarante (Antonino Amarante, già allenatore Scafatese sulla sponda Vaiano ndr) e nuovi calciatori ma bisognerà ricostruire tutto da capo un una situazione difficile da gestire”.
Per Macera, sono diversi i motivi per il quale il calcio italiano sta attraversando un particolare momento negativo. “Ci sono parecchi allenatori – continua il mister – che allenano perché hanno degli amici che mettono risorse economiche, altri che allenano perché legati a direttori sportivi o presidenti. Io, così come gli amici Fabiano e Coppola non siamo legati a nessuno e questo ci porta, oggi, ad essere a spasso in attesa che salti qualche panchina. Visto il momento, temo che salteranno più squadre che panchine. Ci sono poi presidenti che si atteggiano a tali, ma che in realtà non hanno alcun titolo per esserlo. Non mi riferisco a Cesarano, che anzi ha queste possibilità ma non ha voluto continuare. I Presidenti oggi sono improvvisati. Mettono sulle panchine giovani ad allenare sia squadre composte da ragazzini che squadre composte da gente esperta. Sbagliano perché c’è sempre bisogno di una guida esperta, di un allenatore vero che sappia imprimere alla squadra le sue idee. Per questo vincono sempre le stesse società, gli stessi presidenti. Vincono perché puntano sugli allenatori, sui progetti”.
Chiusura che riabbraccia il primo punto, ovvero il motivo dell’addio. Macera, con il suo solito modo di fare molto deciso, conclude esclamando che “non ho accettato per mancanza di un progetto, certo non per soldi. Macera vuole vincere e fare bene. Non ricevere il suo compenso e fallire”.
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