I protagonisti della passata stagione sono senza panchina. Un paradosso assurdo che dà l’esatta dimensione di quanto sia malato il nostro calcio
NAPOLI – La maledizione del vincente. Immaginate di prendere Guardiola, Allegri e Sarri con i risultati che hanno ottenuto e di vederli fermi un anno, sarebbe impossibile nel calcio o quantomeno assurdo. In Campania, invece, vige il motto fai bene e scordati. Prendiamo Fabiano, Coppola e Sarnataro, il primo trionfatore di coppa e campionato, il secondo arriva alla finale nazionale tradito solo dalla sfortuna, il terzo fa il miracolo Puteolana 1902 e soccombe nella finale regionale ai supplementari per un rigore non concesso. Sarebbero dovuti essere le prime scelte di un mercato dove quasi tutte le squadre hanno cambiato tecnico. Invece, niente, sono tre disoccupati di lusso. Un caso pazzesco che ci fa capire quanto il calcio campano sia malato, che la meritocrazia lascia il tempo che trova, che le scelte avvengono in base ad altre dinamiche, che probabilmente quando si parla di allenatore sponsor non si è lontani dalla realtà. Un calcio che non premia è un calcio destinato a non avere futuro, le vittorie stanno diventando soddisfazioni personali e non hanno peso specifico, un Sarri nella nostra regione sarebbe destinato a morire perchè non potrebbe venir fuori. Fabiano. Coppola, Sarnataro, nemici in campo e uniti dallo stesso crudele destino: out per colpe non loro, serve una concreta riflessione, se le eccellenze dell’anno passato diventano meteore allora siamo alla frutta. Pensiamoci su, diamo merito a chi riesce a superare, a chi fa qualcosa in più, si dice che l’allenatore sia l’unico a pagare quando fa male, ma siamo al paradosso, adesso paga anche quando fa bene.
Angelo Sorrentino