Lunga chiacchierata con Donato Capozzoli, tanti temi affrontati, una bandiera dei delfini pronto a vincere i play off nazionali
AGROPOLI (SA) - La carica del capitano. Donato Capozzoli è pronto a costruire una nuova favola con il suo Agropoli. Oltre 200 presenze con i delfini, tanti gol decisivi e una D da riprendere.
Leì è arrivato all’Agropoli nel 2013. Tra alti e bassi è rimasto fino ad essere capitano a soli 23 anni. Ieri è arrivata la notizia di De Rossi che lascerà la Roma. Fatte le dovute proporzioni, come si costruisce una bandiera? Cosa porta un giocatore oggi a scegliere di legarsi a vita ad una squadra?
“L’elemento più importante affinchè un giocatore possa legarsi così ad una società, è l’affetto che gli dimostra la gente. La società che crede in lui. Personalmente all’Agropoli ho trovato la mia naturale destinazione. Abito in un paese che dista poco da qui, quando ho iniziato la squadra era stabilmente in serie D, già un ottimo traguardo. Quando poi dopo anni siamo scesi in eccellenza per me è stato naturale restare, con la promessa di aiutare l’ambiente a riconquistare la serie D”.
Nonostante qualche malumore e qualche tentazione. Penso a due momenti, principalmente. L’estate scorsa, nella fase di indecisione societaria, e poi all’indomani della retrocessione quando qualcuno la additava come principale colpevole di quella disfatta.
“Non ho mai pensato realmente all’ipotesi di lasciare questa squadra, nemmeno nei momenti più difficili. Io qui sto bene dal primo giorno e non desidero nulla di più che restare”.
Allora come vive queste critiche, questi atteggiamenti negativi?
“E’ normale che un giocatore che abitua bene i propri tifosi, se ha un calo subito viene subito contestato. Nel periodo del mio infortunio alla gamba non ho reso come potevo, ma non dipendeva dalla mia volontà. Un giocatore più è rappresentativo, più è attenzionato. Caratterialmente sono forte, ho sempre vissuto con serenità le critiche così come gli elogi”.
Quest’anno lei è rimasto anche perchè la società ha offerto rassicurazione sulla permanenza di giocatori come Natiello, D’Attilio, Giura. Si è parlato molto dell’Agropoli come sorpresa, ma ho motivo di pensare che in realtà lo spogliatoio era già pronto a questi risultati.
“Noi fin dal primo giorno non abbiamo avuto dubbi. La società ha costruito una squadra giovane, per ripartire, ma sapevamo che quel gruppetto che era stato confermato dall’anno prima avrebbe potuto ambire alle zone alte della classifica. All’interno dello spogliatoio sapevamo di poter mirare alla vittoria del campionato, e così è stato per lunghi tratti.L’ambiente non ha mai creduto in noi, si parlava di zona salvezza. Questo non ci ha scoraggiato, anzi. Abbiamo fatto 11 vittorie consecutive con un gruppo giovanissimo, con pochi ricambi, nonostante il calendario stravolto dai recuperi per il mancato ripescaggio. Abbiamo dimostrato quanto vale questo gruppo”.
Quanto ha influito dover giocare tante partite ravvicinate per la questione del mancato ripescaggio? Avete qualche rammarico?
“Non abbiamo nessun rammarico perché abbiamo fatto il massimo di quello che era nelle possibilità. Certamente il doppio turno settimanale l’abbiamo pagato con un calo fisico e mentale evidente dopo il forcing. Le quattro sconfitte consecutive sono una conseguenza di quel periodo, un contraccolpo pagato carissimo”.
Ha sempre parole al miele per società e tifosi. Capozzoli è un giocatore che per molti merita categorie superiori. Nella storia d’amore con l’Agropoli lei sente di avere un debito verso l’ambiente e la società che sono sempre stati al suo fianco, o viceversa ritiene che la sua permanenza deve essere motivo di gratitudine da parte dell’ambiente?
“Qualsiasi società sarebbe felice di avermi in rosa, e se io fossi un dirigente sarei felice di come mi sono comportato io nei confronti dell’Agropoli in questi anni. Nell’anno della retrocessione io fui chiamato dal Monopoli che sul tavolo aveva messo tanti soldi per il cartellino. Dopo averci pensato qualche giorno ho preferito restare qui. Ho ricevuto chiamate dalla Lega Pro, ma ho preferito l’Agropoli. In una storia d’amore vera non si fa il calcolo sui debiti e la gratitudine, il conto è sempre in pari, così è per me”.
Parlando con mister Esposito qualche tempo fa, abbiamo affrontato la tematica degli spalti vuoti. Proprio dopo quella chiacchierata, in occasione della finale con il Cervinara, si è visto qualche tifoso in più. Cosa pensa sull’ambiente attualmente? Cosa si sente di dire a quei tifosi che seguono ancora le vicende dell’Agropoli ma non vengono allo stadio?
“Condivido la delusione del mister, perché la squadra si sta comportando bene negli ultimi anni ma nonostante ciò lo stadio è sempre deserto. Conosco molti ultras che non vengono più per motivi lavorativi o impegni personali, mentre il tifoso medio preferisce seguire la partita sui social e non scomodarsi per venire allo stadio. Con Il Cervinara c’è stata effettivamente una risposta, uno stadio così presente non lo ricordo almeno da 4 anni. Abbiamo rivisto il tifo organizzato, e a loro chiedo di esserci anche contro il Roseto così come contro il Cervinara, perché ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno del dodicesimo uomo al nostro fianco”.
Il Roseto Calcio, la prossima sfida. Per tradizione si tende a considerare le squadre del Molise meno attrezzate, ma la sensazione è che il Roseto sia una squadra veramente “spinosa” se mi concede la battuta.
“Il Roseto è una squadra durissima da affrontare. Sono fisicamente molto forti, nel loro girone hanno dimostrato tutto il valore che hanno togliendo punti alla capolista che ha chiuso a quota 84 punti. Il Vastogirardi ha ottenuto 27 vittorie e 3 pareggi, due di questi proprio contro il Roseto. Per questo stiamo preparando la partita col massimo della concentrazione, come sempre. Punteremo ancora sulle nostre caratteristiche: la ricerca del bel gioco, ritmo alto, palla a terra, velocità nel movimento del pallone”.
Facciamo adesso un passo indietro. Quando ha posizionato il pallone per la punizione contro l’Audax Cervinara, era chiarissima la sua intenzione di andare al tiro. Inizialmente ho sorriso, pensando a un novello Roberto Carlos, poi il è arrivato il goal, anche se con l’evidente collaborazione del portiere avversario. Quella punizione è stata solo fortuna, o ha sfruttato al meglio il terreno viscido e la pressione della partita?
“Il campo era stato bagnato prima della partita, poi aveva piovuto. Ho pensato che se avessi preso la porta facendo toccare il pallone a terra, il portiere avrebbe avuto serie difficoltà a bloccare la sfera e qualcosa poteva venir fuori, anche con una ribattuta.Non ho pensato al goal, ma a creare un’occasione”.
In questo campionato ha regnato l’incertezza, c’è una squadra che l’ha sorpresa e una che l’ha delusa?
“Mi ha meravigliato l’Eclanese. Si è giocata fino all’ultimo i play-off e contro di loro abbiamo perso 6 punti. Mi ha colpito molto.Non ho deluse, perchè rispetto alla D qui nessuno molla fino all’ultima partita. Ogni campo è un’insidia”.
Considerando il suo passato nella Salernitana, che idea si è fatto della stagione disastrosa?
“C’è stato un periodo che si è giocata la zona play off, poi si è spenta la luce. Una squadra che fa dieci sconfitte consecutive ha dei problemi che dall’esterno non si possono vedere. Di spogliatoio, societari. Non si ha un crollo del genere altrimenti. Il mio ricordo è che a Salerno non c’è programmazione per il settore giovanile. I ragazzi non hanno la possibilità di crescere nel modo giusto, vengono mandati in prestito e poi mandati via. Puntano troppo sulla primavera senza considerare la base. Questo per me è un errore”.
Che rapporto ha con mister Esposito?
“Il mister ha una visione di calcio da categoria superiore. Ci chiede di giocare palla a terra, di costruire. Con lui mi sono trovato benissimo, mi ha valorizzato credendo nelle mie capacità. Mi ha sempre detto di giocare largo e dare libera espressione alle mie capacità. Ultimamente mi ha spostato più centrale allargando il mio raggio d’azione per dare meno punti di riferimento ed evitare i raddoppi. Così ho imparato movimenti nuovi e lo devo a lui. Oggi sono un giocatore più eclettico grazie ai suoi consigli”.
Le lacrime del 2017 sono rimaste impresse ai tifosi. Quest’anno ci saranno lacrime di un sapore diverso?
“Sono qui per questo. L’ho promesso. Voglio la promozione”.