I tifosi e il club firmano per avere risposte dall'amministrazione, secondo lo Statuto Comunale costretta a rispondere

ERCOLANO (NA) Ercolano senza calcio e senza stadio. I lavori sono cominciati lo scorso 6 luglio e non solo lo stadio è ancora un cantiere ma da circa quindici giorni è tutto fermo. I tifosi hanno organizzato una raccolta firme per una petizione così come prevede lo Statuto Comunale. 

Gli organizzatori si sono rifatti all’art.76 dello Statuto che regola proprio le petizioni e le proposte. “Le iniziative – si legge –  devono essere sottoscritte da almeno cinquanta residenti e comportano per il Sindaco, l’Assessore e la Giunta, l’obbligo di risposta entro trenta giorni dalla ricezione“. Il fine dei tifosi è proprio questo, ottenere una risposta ufficiale. 

Nella petizione si chiede che i lavori (che erano) in corso – il rifacimento del terreno di gioco, della circostante pista di atletica e dell’impianto di irrigazione – siano portati a compimento entro il prossimo mese di aprile (dunque prima dell’inizio del prossimo campionato), con l’aggiunta della messa in sicurezza della tribuna (qui documentammo le condizioni), i servizi  sottostanti e la ristrutturazione degli spogliatoi.

Tutto ciò affinché eventuali imprenditori che vogliano far rinascere il calcio in città trovino lo stadio, l’unica struttura sportiva in città, che si possa veramente definire tale. Resta ancora il dubbio sul motivo del blocco dei lavori. Spulciando le comunicazioni ufficiali della Città Metropolitana, l’ente erogatrice dei fondi, si legge che per i lavori ora sospesi per una progetto totale di 860mila euro, alla voce “importo attualmente speso” non è stato sborsato un centesimo. C’è anche l’altro grande progetto che interessa lo stadio, la realizzazione della tribuna ospiti di 600mila euro. In quel caso il progetto non è ancora esecutivo e la data di fine lavori è il 31 dicembre 2021.

I tifosi avevano anche pensato di scendere in piazza per manifestare il loro malessere per questa situazione di semi-immobilismo ma per ovvi motivi legati all’emergenza sanitaria hanno optato per la via istituzionale che obbliga l’amministrazione a dare risposta a una città che non è solo senza calcio ma priva di strutture sportive, condizione in contrasto con ogni intento di sollevamento sociale e culturale, temi cari nell’ultima campagna elettorale.