Possibile lunga assenza per Cernigoi, ma sarà lo staff medico a dover parlare. L'approccio sarà fondamentale per superare le insidie derivanti dalla Paganese

CASTELLAMMARE DI STABIA - Dopo otto giorni dall’ultima sfida è arrivato finalmente il momento di ritornare in campo per la Juve Stabia, ancora in fase di preparazione in vista di un match delicato come quello di domani, che vede ospite al Romeo Menti la Paganese di mister Erra. Alla lista dei convocati potrebbe essere già annesso il nuovo arrivato Francesco Ripa che, scelto per via delle problematiche accorse a Cernigoi, non dovrebbe essere ancora pronto per sostenere i ritmi di una partita dai 90 minuti di gioco.
Non poteva poi la mente non soffermarsi sulla figura, sul ruolo, che ha avuto nel mondo del calcio il Diez argentino Diego Armando Maradona, la cui scomparsa resta uno dei peggiori accadimenti calcistici e non di un 2020 già ricco di dispiaceri e problematiche varie.


L’obiettivo è dare continuità di risultati, possiamo definirlo questo un esame di maturità contro un’avversaria imprevedibile (che anche qualche settimana fa ha battuto la Turris in trasferta)?

“Assolutamente si. È una squadra che ha un’idea precisa di quello che sarà il suo campionato e di quello che vuole fare. Per noi diventa un ulteriore banco di prova per confermare quello che di buono abbiamo fatto settimana passata, ma che già sotto molti aspetti abbiamo fatto nelle precedenti gare, magari raccogliendo meno di quello che avremmo meritato. Quindi ci sarà da parte del gruppo una contezza di quello che è l’avversario di domani. Rispetto a quello che dobbiamo fare rimane sempre relativamente importante, perché dobbiamo essere sempre concentrati, a prescindere dall’avversario di fronte, perché è giusto che si lavori in questo senso, in questa direzione. I ragazzi sono sicuro che non deluderanno, sicuramente nell’approccio, nel voler far vedere a tutti i costi di voler prendersi questo risultato, un risultato pieno. A prescindere di come andrà, l’idea è di giocare sempre per i tre punti, perché questo è quello che vogliamo, che ci siamo imposti, che ci siamo prefissati di costruire per tutto l’arco dell’anno. I ragazzi, da questo punto di vista, sono stati sempre esemplari e daranno dimostrazione di esserci ancora una volta in una partita così importante.”

Domenica si gioca con la Paganese, squadra molto attiva sugli esterni, che sviluppa molto il suo gioco sia sulla catena di destra che di sinistra. Può essere questa l’insidia?

“È una delle insidie. Perché le squadre che giocano con i due esterni larghi, con i quinti che fanno le due fasi, potrebbero essere un’insidia, ma non è l’unica. Ne hanno anche altre, ma tutto dipende come approcciamo e da come contiamo di risolvere uno dei tanti problemi che potrebbe metterci in difficoltà.”

Si torna in campo a distanza di otto giorni in un derby, anche questo molto sentito. Basterà questo per innescare le giuste motivazioni nei calciatori?

“I derby sono sempre partiti particolari, che richiedono un’attenzione supplementare, un dispendio di energie, anche pre-gara, diverso dalle partite normali e alla fine sono sempre tre punti. Sappiamo che i derby suscitano questo tipo di emozioni, ma dobbiamo essere bravi innanzitutto a gestirli, a gestire le emozioni e allo stesso tempo essere in grado di caricarsi per avere quella prontezza mentale, e non solo fisica, per essere nella gara. I ragazzi sanno che di fronte c’è questa richiesta, che c’è questo derby importantissimo come gli altri, ma per noi sono tutti importanti e sono tutti derby.”

Ripa, ulteriore opzione per l’attacco. È pronto già per subentrare? Potrebbe essere un’opzione per un ipotetico 4-4-2 o 4-3-1-2?

“È un giocatore che conosciamo tutti, non ha sicuramente bisogno di essere presentato. Credo che nella sua esperienza calcistica abbia fatto gol con tutti i sistemi di gioco e non è certo un sistema che può esaltare o meno Ripa. È un giocatore di categoria al quale diamo il benvenuto, ma non so quanto sia pronto: si allena da due settimane con noi, però ovviamente non è arrivato con una condizione ottimale. Ma è un giocatore di tanta esperienza che sarà in grado di gestirsi, collaborando con quelle che sono le nostre idee sulla preparazione fisica, ma altrettanto noi saremmo così aperti mentalmente da capire qual è il momento per fargli tirare il fiato o di aumentare i carichi di lavoro. Da questo punto di vista non credo ci siano ulteriori problemi, poi l’utilizzo lo vediamo.”

Hai sempre detto che con Lia eravamo coperti e non c’era bisogno di altro. Come mai è stato richiamato Francesco Ripa, che è anche un attaccante?

“Stiamo parlando comunque di un reparto difensivo che non centrava nulla con il reparto offensivo. Ripa è arrivato anche perché abbiamo delle defezioni in attacco, l’assenza di Cernigoi. È una facile interpretazione e conseguenza di quando una società, uno staff tecnico ritengono opportuno intervenire perché c’è una mancanza. Fossimo rimasti al completo, senza problematiche, non saremmo intervenuti.”

L’ingaggio di Ripa lascia presumere uno stop serio per Cernigoi. Puoi dirci qualcosa in più sulle condizioni e sugli eventuali tempi di recupero?

“Sulle sue condizioni, per quello che vedo io, il ragazzo sta bene. Per quanto riguarda lo specifico è una risposta che deve dare lo staff medico. Non posso andare oltre, perché non sono in grado di poterlo spiegare e quindi devo rimandare la risposta al dottore e allo staff medico.”

Come ha vissuto la notizia della morte di Maradona? E possiamo dire che un derby senza tifosi è come” una storia d’amore senza sentimenti”?

“Che il calcio non sia il calcio che tutti riconosciamo è un dato di fatto, ma non lo dico io. Non c’è l’atmosfera, non ci sono le pressioni, sia in un senso che nell’altro, non c’è il colore, la scenografia, la partecipazione, il vissuto, il chiacchiericcio, tutti aspetti che riempivano il nostro mondo e che oggi non abbiamo per causa di forza maggiore. Quindi in qualche maniera dobbiamo adattarci, ma non possiamo condividere questo tipo di calcio; è così, la storia è questa. Dobbiamo cercare di tener duro e superare un momento così difficile, così com’è stato difficile superare la mancanza di Diego Armando Maradona. Ha segnato nelle memorie storiche di tante generazioni il prototipo del calciatore infinito, immenso, immortale ed ha lasciato un grosso vuoto nella testa di tutti. Non sarà semplice ricostruire o aspettare che cresca un nuovo Maradona da qui a non so quanti anni. Sicuramente è un uomo che da questo punto di vista ha dato tanto al calcio mondiale, al calcio europeo, al calcio italiano, alla città di Napoli, ma anche a tutti coloro che non erano né napoletani né campani perché Maradona era un po’ di tutti. Per questo credo che sia ancora più profonda e sentita l’assenza di questo uomo che, al di là di quella che poteva essere la sua vita privata, ci ha regalato sogni calcistici.”