L'ultimo consiglio federale ha ventilato una proposta ambiziosa per il futuro del calcio nostrano ma i punti di domanda restano tanti

NAPOLI (NA) -
La proposta di riforma per il calcio campano rimbalzata dall’ultimo consiglio federale è sicuramente rivoluzionaria ma allo stesso tempo cervellotica. Il nuovo format proposto parla di ben tre gironi di Eccellenza formati da quattordici squadre ognuno (26 giornate totali) e una Promozione addirittura formata da cinque gironi sempre suddivisi in gruppi da quattordici compagini.

L’idea nasce per rendere innanzitutto i campionati più brevi, agevolando le società che dovranno così pagare due mensilità in meno ai propri tesserati, e più gestibili in caso di un nuovo stop dovuto al Covid-19 ma gli interrogativi restano parecchi. Il primo punto di domanda è come saranno effettivamente stabilite le promozioni in D. A differenza della Lombardia, unica regione ad avere tre gironi di Eccellenza, dove le promozioni in D sono tre, per la Campania si parla di un ipotetico girone a tre tra le vincitrici degli altrettanti gironi con le prime due classificate promosse e la terza ai playoff nazionali.

Un regolamento che appare forse rivedibile visto che significherebbe nonostante la vittoria del proprio girone correre il rischio, per una delle tre prime, di restare in Eccellenza soprattutto se le gare dovessero disputarsi in gare secche come nei più classici dei gironi a tre, tagliando fuori già alla prima gara una delle contendenti.

Riguardo la situazione playoff, quella forse più equa, sembra sia paventata l’ipotesi di disputarli tra le migliori otto squadre piazzate (tre seconde, tre terze e le due migliori quarte) andando quindi a cambiare poco rispetto alla forma attuale. La vincente raggiungerebbe la perdente degli spareggi promozione alla fase nazionale.

Scendendo in Promozione, nonostante il rischio di perdere diverse società per l’attuale situazione economica sia molto alto, si è proposto addirittura un allargamento del roster aggiungendo sei squadre premiando le seconde classificate in Prima Categoria.

Per ora la situazione è tutta in divenire e la proposta di riforma è sicuramente ambiziosa ma forse anziché rimodulare il calcio campano snellendo il numero di squadre rendendo più “fluido” tutto il movimento, non si fa altro che “cambiare affinché nulla cambi” cercando di non scontentare nessuno perdendo di vista quello che forse un tempo era il principale motivo per cui si scendeva in campo, il merito sportivo.