Il centrocampista slovacco, dal 2007 azzurro, realizza contro la Sampdoria il numero 116 con la maglia del Napoli, diventando il miglior marcatore di sempre del club partenopeo. Tra le varie curiosità, scopriamo insieme i vari significati di questo numero
Il 116 è un numero pari, un numero naturale. Secondo le proprietà matematiche, è un numero composto contenente sei divisori quali 1, 2, 4, 29, 58 e lo stesso 116. Per la chimica, invece, è il numero atomico del Livermorio, un elemento superpesante sintetico scoperto solamente nel 2000 bombardando il plutonio con del calcio. Secondo l’articolo 116 della nostra Costituzione, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige (con le sue Province autonome Trento e Bolzano), Valle d’Aosta e le isole Sicilia e Sardegna sono regioni a statuto speciale, godono quindi di una particolare autonomia rispetto alle altre quindici. E il 116 d. C. è importante per la storia, perché è considerato il periodo della massima estensione dell’Impero Romano, che proprio in quell’anno conquistò la città persiana di Susa. Così facendo, Traiano portò i confini del dominio di Roma a pochi passi dall’Asia Centrale. Se fosse stato adottato già all’epoca il calendario gregoriano, il 27 luglio 116 sarebbe stato una domenica. Il lunedì di un 27 luglio di 1871 anni dopo, la cittadina cecoslovacca di Banskà Bystrica diede i natali a una piccola creatura che avrebbe avuto Napoli e il Napoli scolpito nel cuore e nel destino. Sabato 23 dicembre 2017, Stadio San Paolo, 39esimo del primo tempo: Marek Hamsik annulla le sofferenze di una partita pazza a causa soprattutto delle disattenzioni difensive e porta i suoi in vantaggio per il 3-2 finale. Tre punti fondamentali per la squadra, goal numero 116 per Marekiaro, il capitano, l’ultima bandiera insieme con De Rossi in un calcio che bandiere non ne vuole. Rete numero 116, appunto, e record del più di sempre della storia del calcio superato: Diego Armando Maradona, sua maestà, si fermò “solamente” a 115. E mentre i tifosi cantavano un famoso coro degli anni ’80 dedicato a Deguito e per l’occasione modificato in omaggio al ragazzo e uomo Marek considerato da Pavel Nedved il suo erede naturale, Hamsik stava realizzando di essere definitivamente entrato nella storia del Napoli. Di essere diventato anch’egli Leggenda di una realtà calcistica desiderosa di successi e rivincite sociali, così come trent’anni fa quando sbarcò all’ombra del Vesuvio il calcio fatta persona. Quando fu presentato a stampa e tifosi in quella ormai lontata estate 2007, polo leggera con pantaloncino e infradito ai piedi come se fosse un ragazzino in attesa dell’autografo o della foto con il suo idolo, nessuno immaginò neanche minimamente che quel Marek Hamsik, prelevato dal Brescia per 5,5 milioni, avrebbe scritto pagine memorabili della storia recente azzurra. Quel giorno con lui c’era un certo Ezequiel Ivan Lavezzi e i due nuovi acquisti avevano scatenato lo scetticismo generale dei tifosi, i quali ritenevano Marekiaro ed El Pocho due elementi non all’altezza delle rispettive della squadra. Si sa, il tempo è galantuomo come dice Pierpaolo Marino. Hamsik non solo convince, ma entra nel cuore di tutti i supporter partenopei con il suo attaccamento alla maglia, la sua seconda pelle al pari della casacca della nazionale slovacca che ha portato per la prima volta in una rassegna mondiale (Sudafrica 2010, battè ed eliminò l’Italia 3-2 nella fase a gironi). Il resto è storia: presenze, reti, pedina fondamentale negli scacchieri di Reja e Mazzarri. Le incomprensioni tattiche con Benitez – dopo un idillio di goal e strepitose giocate – e le sorprendevoli esclusioni dall’undici iniziale, la rinascita con Sarri, che mai potrebbe fare a meno del suo capitano. Quando il record di Maradona era ormai a un passo, qualcosa si era inceppato nella testa di Hamsik. Di fatto, in questa prima parte di stagione non arrivava neanche l’aggancio numerico a Maradona complici anche le prestazioni lontani dalle abitudinali dello slovacco-napoletano. Quella al cospetto della Sampdoria di Giampaolo, unica squadra ad essere scesa in campo al San Paolo per giocare a viso aperto, è stata una terribile battaglia che solo il condottiero di mille battaglie poteva risolvere. Detto, fatto. Nel momento più bello si è sbloccato il capitano, proprio nel periodo natalizio, contro la stessa squadra della sua prima firma in azzurro. Un modo originale per fare un regalo ai tifosi certamente, ma anche a sé stesso. Una volta che il pallone ha attraversato la linea di porta, è stato un tripudio di applausi ed emozioni, cori tra passato e presente, il tutto ripetuto nella standing ovation forse mai meritata come in quel preciso istante. Non era soltanto l’esultanza per un vantaggio ottenuto e salvato, ma l’ennesima dichiarazione d’amore di un popolo intero al suo idolo, che prontamente ha risposto ricambiando il sentimento reciproco forte e duraturo per l’eternità. La rete permete al Napoli di restare in testa alla classifica a novanta minuti dal termine del girone d’andata; il goal numero 116 rende il Natale un po’ più azzurro e un po’ più Marekiaro. E Marek, intanto, si gode la sua entrata trionfale nella storia del Calcio Napoli da Leggenda.
Andrea Cardinale
Twitter: @AndreCardi