Zigarelli, Zarelli, Lo Presti: salvi in nome di un obiettivo più grande

Sono praticamente passate solo poche ore dalla pubblicazione del Comunicato Ufficiale 19/AA con cui si è data notizia del patteggiamento di Carmine Zigarelli – Presidente del Comitato Campania FIGC – a 4.500,00 euro per una vicenda di irregolarità amministrative che le polemiche, il vociare mai gridato (perché il calcio è omertoso ma non silenzioso), gli sguardi virtuali e i messaggi sulle chat di messaggistica si stanno sempre più inseguendo e crescono di vigore: non si ricordava ciò dai tempi della destituzione di Enzo Pastore ma qui il tonfo pare ancora più clamoroso perché coinvolge tutta la filiera di chi era arrivato al massimo vertice della FIGC regionale ostentando virtù gestionali e caratteriali da porporato cardinalizio o messo pontificio.

Il web poi aiuta a travalicare rapidamente i confini regionali ma è anche dalle altre regioni che giungono onde di ritorno con marosi sempre più tempestosi che si abbattono non solo sui lidi esposti della LND bensì anche sulle (presunte) solide alture dei bastioni federali.

Il fatto è che chi segue con interesse ed una visione d’insieme proprio le vicende politiche federali non ha potuto ritenere slegato quest’ultimo accadimento da una serie di altri altrettanto clamorosi accaduti in giro per l’Italia e che solo negli ultimi tempi hanno caratterizzato, delineato, soppesato e denudato l’azione della giustizia federale, delle sue oliate marionette e chi più che probabilmente queste le muove velatamente alle spalle per il conseguimento di finalità proprie (quasi sfiorandone l’interesse personale, che non sarebbe proprio la stessa cosa).

Proviamo a ripercorrere per sommi capi alcune delle vicende che abbiamo ricordato nei giorni precedenti per poi trarre alcuni spunti di sicuro interesse.

Al Comitato Lazio il Presidente Zarelli è stato sanzionato in primo grado dal Tribunale Federale Nazionale con una inibizione di 9 mesi per una clamorosa quanto grave irregolarità nei bilanci da cui, per semplificare in maniera molto asciutta, sono “spariti” ben 1.000.000,00 di euro. La Procura Federale aveva chiesto 12 mesi e, leggendo il testo del decisionale TFN in cui si colgono evidenze e deficienze inequivocabili, non si capisce come non sia stata irrogata una sanzione anche superiore mentre l’esito è stato (appunto) incredibilmente più favorevole. Ciò che stupisce è che la Procura Federale (guarda caso …)  non abbia pensato di presentare ricorso (i termini sono scaduti e tutto tace) e quindi, pur sapendo che pensando male si fa peccato ma spesso ci si piglia (il divin Giulio, citazione) tutto lascia presagire che gli “scontifici” della CFA e del Collegio di Garanzia del CONI (in giunta c’è Gravina, altra casualità) stiano affilando le armi per avere i propri 5 minuti di notorietà.

Per dare la dimensione di quanto ci sia puzza di “bluff” basti pensare che ad oggi non si ha neppure notizia della dovuta (lo sottolineiamo, dovuta !) segnalazione che il Presidente Federale dietro la spinta del Procuratore Federale è tenuto a fare all’Autorità Giudiziaria quando si profila un reato penalmente perseguibile (le irregolarità di bilancio lo sono). Per caso qualcuno necessita di una conferma? Si legga l’Art. 129 Comma 1 del CGS: “Rapporti con l’Autorità giudiziaria – Il Procuratore federale, se durante le indagini prende notizia di fatti rilevanti anche per l’Ufficio del Pubblico ministero, trasmette senza indugio copia degli atti al Presidente federale affinché questi informi l’Autorità giudiziaria competente ovvero vi provvede direttamente.”

Vi sarebbe poi da aggiungere che ai sensi dello Statuto FIGC (quasi a voler dare noi stessi un assist ex post al Collegio Difensivo di Zarelli), l’Art. 34 Comma 14 prevede anche che “…nei procedimenti relativi a violazioni in materia gestionale ed economica che si svolgono dinnanzi al Tribunale federale e alla Corte federale di appello, i collegi giudicanti sono integrati da almeno due componenti aggiunti con competenze specifiche in materia gestionale, economico-aziendale e tributaria, nominati dal Consiglio Federale…” : ebbene (Art. 84 comma 3 del CGS che stabilisce il minimo/massimo dei componenti) nel caso-Zarelli oltre al Presidente (Grasso) e ai componenti (Aragona, Citarella, Fedeli, Ramella), non v’è traccia di coloro che ai sensi appunto dello Statuto avrebbero dovuto integrare l’organico (sich! La cosa è anche ribadita dal CGS allo stesso Art. 84 ma al comma 5) del TFN.

In verità, si potrebbe anche evidenziare che l’Art. 31 del Codice di Giustizia Sportiva che tratta delle violazioni in materia gestionale ed economica, al punto 5) lettera “b” dice che qualora la responsabilità sia riconducibile ad un dirigente, l’inibizione avrebbe dovuto essere non inferiore ai 2 anni (ma parliamo di dirigenti di società, quindi per un dirigente federale ci sarebbe da attendersi una sanzione decisamente più esemplare, il CGS qui è colpevolmente mancante come in tante, tantissime altre sezioni e parti). Se tuttavia volessimo anche pensare di voler ritenere assorbente questo assunto, non si spiegherebbe come la Procura si sia fermata ad una richiesta di appena 12 mesi (ancora, sich !). A sensazione però Zarelli se la caverà, vi spiegheremo il perché. La vicenda di Zigarelli invece pone altre ed ulteriori domande: innanzitutto perché le Società che sono state consapevolmente oggetto di questi favori e favoritismi dovrebbero essere lasciate fuori da qualsivoglia percorso sanzionatorio? E’ giusto sulla base di cosa?

Perché il Presidente del Comitato Campania ha beneficiato dei vantaggi di un patteggiamento pecuniario (che giova ripeterlo non sembrerebbe trovare alcun ancoraggio normativo) anche qui per una violazione economico-amministrativa-gestionale che non sembrerebbe esser prevista per i dirigenti federali consentendogli di continuare a operare come nulla fosse successo? Perché si è applicato un patteggiamento quando lo stesso Art. 126 del CGS al comma 7 chiarisce che “per i fatti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara o di una competizione ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica, qualificati come illecito sportivo dall’ordinamento federale” il patteggiamento non può essere applicato? E chissà cosa ci sarà scritto nella relazione di Chinè … il nuovo “Caro Peppino…” nelle mani di Gravina: magari Zigarelli avrà avuto ulteriori sconti anche per aver collaborato oltre che per aver chiesto di patteggiare? Perché se ha collaborato (Art. 128 del CGS) allora probabilmente dovrebbe aver anche ammesso qualcosa (si sa che il patteggiamento nell’ordinamento italiano non è sinonimo di assunzione e ammissione di colpevolezza).

Solo tra Eccellenza e Promozione nel 2019/20 competevano in Campania 100 squadre in 6 gironi: oltre 2.000 atleti, minimo 200 tecnici, migliaia di appassionati e dirigenti letteralmente presi per i fondelli l! Ma “Presidente di tutti” per cosa? Cosa c’è stato quindi di regolare in quei tornei, che non si sono neppure completati e per i quali Zigarelli stesso e i suoi sodali richiedono anche le spettanze alle Società?

Perché i suoi stessi sodali del Consiglio Direttivo non sono stati coinvolti in questa vicenda? E’chiaro che non avrebbe potuto e che non ha fatto tutto da solo (se così fosse sarebbe un Consiglio che dovrebbe auto-delegittimarsi per incapacità manifesta), quindi perché non perseguire tutti gli artefici così come avrebbero meritato e meriterebbero di certo?

Ovvio se l’illecito sportivo fosse riconosciuto come frode sportiva e se venissero accolte le lagnanze del’Avv. Enzo Cirillo all’autorità giudiziaria che pare proprio questi sia intenzionato a sollecitare sul caso de quo in tempi decisamente stretti come si vocifera, allora se ne potrebbero vedere delle belle… una sorta di “32 Dicembre” come nel film di Luciano De Crescenzo.

Ma a sensazione Zigarelli per lo meno adesso se la caverà, anzi se l’è già cavata e vi spiegheremo il perché.

In Sicilia, Santino Lo Presti soleva iscrivere centinaia di squadre ai propri campionati distrattamente non accorgendosi che praticamente una impressionante quantità non dichiarava come stabilito dalle norme il nome del tecnico salvo poi egli stesso presentare esposti alla Procura Federale ad un certo punto della Stagione Sportiva ottenendo deferimenti e condanne al pagamento delle (giuste) sanzioni pecuniarie per migliaia e migliaia di euro. E’ stato archiviato anche lui perché, come insegna il nuovo vate legale di moda in FIGC, l’Avvocato Viglione, i termini per dichiarare gli allenatori non sarebbero perentori ma ordinatori … ma ovviamente tali per salvare Lo Presti ma non tali per salvare i conti e le spese delle Società. La soluzione è stata trovata sempre dagli uomini di Chinè, ovvio, perché ultimamente la Procura Federale vede e provvede soprattutto per trovare gli escamotage che possano salvare quei profili altrimenti funzionali per altro, qualcosa di senza dubbio più importante.

Come si può poi non appuntare che tutti i Comitati, quando si tratta di render note le sanzioni e le inibizioni dei propri vertici o gli imbarazzi dei propri organi di giustizia territoriali, ancora una volta con colpevole distrazione omettono di pubblicare sui Comunicati qualsiasi atto ufficiale perché a loro evidentemente non spetta l’autofustigazione?

C’è sempre qualche ragion di Stato da preservare insomma: fu così anche per Ulivieri, il discusso presidente di AIAC, condannato per calcio-scommesse a 3 anni di squalifica nel 1986, direttore della Scuola Allenatori da oltre 10 ed ancora incapace di poter dire che uno dei suoi allievi abbia vinto il campionato di serie A, una Coppa Europea e oggi neppure l’Europeo per Nazionali : Chinè s’è beccato una denuncia alla Commissione Federale di Garanzia per aver violato il vincolo di riservatezza (è un magistrato, mica una cosetta da poco!) e aver provveduto ad archiviare un esposto mosso contro l’anziano dirigente da un ex consigliere nazionale dell’associazione.

La sensazione è che Lo Presti e Ulivieri si dovevano salvare, anche loro. Come Tisci, l’ex giocatore di volley capace di offendere e dileggiare in pubblico chiunque si frapponesse alla sua riconferma in Puglia alla guida del locale Comitato e soprattutto chiacchierato di aver tradito proprio Sibiila alle elezioni federali per riottenere la presidenza del Settore Giovanile e Scolastico da Gravina che solo pochi mesi prima aveva definito questo nevralgico contesto federale “indolente”.
Repace (C.R. Umbria), Lo Presti (C.R. Sicilia), Tavecchio (C.R. Lombardia), Zigarelli (C.R. Campania), Zarelli (C.R. Lazio), Rinaldi (C.R. Basilicata), Tisci (C.R. Puglia), Ulivieri (AIAC) e così via fino a Calcagno (AIC), blindato a sua volta dal tentativo di intrusione di Tardelli con l’affidamento a questo della direzione del Centro Federale Salario: tutti presi per il rotto della cuffia per un solo ed unico motivo: inchiodare definitivamente ogni velleità di Cosimo Sibilia? E’ lui il vero bersaglio? Cambiare uomini non farebbe vincere la partita, “controllarli” tramite la giustizia sportiva darebbe un vantaggio palese, a costo di sacrificare il calcio e le regole. È una gara a scacchi, le mosse di Gravina appaiono evidenti, ne vedremo ancora delle belle perché in questa guerra non ci sono regole ma solo soldati da sacrificare per ottenere il definitivo scacco matto.